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“Un inno alla gioia dell’amore”

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La presentazione di uno degli ultimi volumi da me pubblicato “I palpiti dell’anima. Poesie d’amore” di Andrea Runco, scritta dall’insegnante Maria Elena Garrì.

MarioVallone

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A leggere la corposa silloge I Palpiti dell’anima di Andrea Runco, edita da Mario Vallone, si rimane stupiti di quanto può la forza dell’amore di un uomo per la donna amata.

Quando mi è stato proposto di scrivere una breve nota introduttiva alle poesie di Runco, mi sono sentita un po’ persa, un po’ spaesata, anche perché non conosco di persona l’autore. Però ciò non mi ha scoraggiato, anzi ha suscitato in me curiosità, interesse ed emozione.

Quello che mi ha colpito di più è stato il ruolo che lui ha assegnato alla donna. Alla donna in generale come compagna inseparabile dell’uomo, creatura divina, e alla sua donna in particolare, compagna affettuosa della sua vita. Infatti, la poesia di Andrea Runco, in questo libro, parla esclusivamente della donna, in un contesto d’amore incondizionato dove lui e lei diventano una cosa sola vivendo in armonia una uguale esistenza.

Per l’autore la donna è qualcosa di divino dove lui trova rifugio e conforto. I suoi versi, ben equilibrati e calibrati, propongono l’amore in un legame indissolubile di sentimenti condivisi pur nell’alternarsi dei giorni, delle ore, che fanno vivere a lui e alla sua donna le più belle “stagioni” dell’amore. È un inno alla gioia dell’amore, vissuto in comunità d’intenti, ed è un inno alla donna nei suoi valori che l’autore eleva, quasi in preghiera, dalla terra al cielo in una visione tutta particolare che esalta la donna nel suo stesso essere.

L’amore è un sentimento che trasforma, che rende il mondo più bello di due che si vogliono bene, un sentimento vivo nella sua pienezza, nella sua totalità, nel bene e nel male, nella luce e nell’ombra. È un qualcosa di materiale e di immateriale, un qualcosa di sublime che nel suo realizzarsi, nell’unione reale di due persone annulla ogni materialità per diventare sublime nella sua estatica totalità.

Sono versi come questi, carichi di una ricchezza sentimentale, che danno la misura del significato poetico e umano dell’autore, quando egli dice della donna:

A te mia donna, di vero cuore/ penso ogni dì con trepido amore,/ perché ti vedo cara e pura/ mia dolce amabile creatura. /Il mare per te io sfido/ traendoti indenne sul lido,/ al riparo dalle tempeste,/ per averti, presenza celeste. /Tu il viso dolce a cui anelo/sei un Angelo venuto dal cielo,/ che amando mi sa consolare/di pene sempre più amare,/perché se l’umore è nero profondo /solo tu m’illumini il mondo,/quando invece mi sento distrutto/ tu per me sei proprio tutto, / col tuo sguardo  pien di malia/ che ha stregato la vita mia,/ perché ti amo proprio tanto/ e senza di te, soffrirei altrettanto.

L’autore imprime nelle frasi, o nei suoi versi, dei significati così intensi che fanno della donna il motore propulsivo della sua vita, il pilastro dell’amore, la gioia della vita, l’angelo del suo focolare. Senza ne soffrirebbe e ringrazia Dio per il dono ricevuto.

Sono poesie che, pur nella loro diversità, in un percorso lungo una vita, ci raccontano di questo amore vissuto intensamente, di questo legame duraturo basato su sentimenti veri e non su beni materiali. L’autore espone con intensità poetica il suo amore, i suoi sentimenti e li mette in evidenza. Considera la donna, pur nelle sue sfaccettature, come centro di gravità dell’universo intero: tutto torna intorno a lei e senza di lei nulla può andare avanti.

L’autore, persona semplice e genuina, è capace di donare  amore, ma soprattutto capace di donare la bellezza dei suoi sentimenti a tutti noi lettori, che lo apprezziamo per l’immensa bellezza dei suoi versi. Il destino non è stato prodigo con lui, la vita l’ha messo a dura prova, ma non si è arreso. Ha trovato nell’amore e nella poesia la gioia di vivere supportato da pari affetto, che non è venuto meno mai, della sua donna da lui vista come angelo del cielo e nella bellezza fisica del corpo che lo porta a considerarla una dea, una divinità d’altri tempi pur nella quotidianità delle necessarie azioni. Ciò l’ha spinto a scrivere, a scrivere poesia, poesia d’amore che gli ha fatto trovare, o ritrovare, la gioia del vivere.

Quella gioia che solo la poesia sa dare.

La grande sensibilità che l’autore possiede fa sì che, leggendo le sue poesie, si abbia l’impressione di conoscerlo, di averlo sempre conosciuto. Ci fa comprendere l’intensità del suo amore per la vita e soprattutto per la sua donna, che è vita. Nell’amore, nella poesia.

Ed è per questo che ringrazio l’editore che mi ha permesso di conoscere Andrea Runco, fine poeta che ci ha fatto dono, con grande sensibilità e umiltà, dell’unico sentimento che fa onore all’uomo che è l’amore.

    Grazie Mario, grazie Andrea.

     Vibo Valentia, 24 gennaio 2020

Maria Elena Garrì

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