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“Invito alla poesia” di Pasquale De Luca

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L’invito alla poesia del prof. Pasquale De Luca nella sua ultima pubblicazione intitolata  “Fiori di poesia…” (Mario Vallone Editore).

Invito alla poesia

     Cari studenti, che passate molte ore della vostra giornata a scuola e che spesso, o quasi sempre, trovate noiosa la scuola, trovate fastidioso lo studio, a voi dico: vi capisco. Anche io sono passato attraverso la vostra età. Che è un’età meravigliosa, piena di curiosità, piena di scoperte, piena di allegria, di illusioni, di disillusioni, di entusiasmi.

     Voi pensate che lo studio è una fatica, voi pensate che lo studio è un esercizio inutile, voi pensate che lo studio non serve per la vita: non è così. Un consiglio vi voglio dare: siate voi stessi. Non seguite falsi esempi, mode passeggere, vip appariscenti: siate voi stessi. Siate voi stessi, con i vostri errori, con le vostre richieste, con le vostre lotte, con le vostre conquiste, con i vostri problemi. Siate voi stessi per poter dire domani io ho fatto questo, io sono questo.

     Voi, molti di voi, rifiutate la poesia. Pensate addirittura che sia una tortura, un capriccio degli insegnanti. Credete che nell’epoca moderna, dominata dalla rincorsa all’immagine di un narcisismo esasperato, di una tecnologia padrona di tutto, sarebbe forse opportuno eliminare dalle scuole la poesia, sarebbe forse meglio buttarla dalla finestra come un vecchio fantoccio fuligginoso che non serve più, inutile e ingombrante. Non è così, cari studenti: la poesia siete voi. La poesia siete voi con le vostre ansie, con le vostre titubanze, con i vostri dubbi, con le vostre incertezze, con le vostre ostentate sicurezze. La poesia è ciò che voi fate, la poesia è ciò che voi vivete, la poesia è ciò che voi date.

     Studiare la poesia? No, leggere la poesia.

     A voi, cari studenti, che vi preparate a vivere l’alba di una nuova giornata, a voi, un invito: leggete la poesia. Se poi vi piace, imparatala. Non è un’imposizione. Non è un obbligo, è un invito. Come si fa a rifiutare un invito? Immaginate di andare ad una festa: se piace, si resta; se non piace, si va via. La poesia è una festa: è la festa dell’uomo che esprime con la parola la sua anima, la sua vita. È la festa dell’uomo che racconta se stesso in un insieme di sentimenti, di emozioni.

     E allora, perché non leggere la poesia? Perché non volere fare la scoperta di se stessi, la scoperta più bella quella che ci permette di capire quello che noi siamo? Perché non compiere “il folle volo”? Voi, che “fatti non foste a viver come bruti”, uscite dalla provvisorietà del mondo, entrate nella luminosità del cielo. Compiete questo viaggio nell’universo infinito della poesia. Essa vi sarà vicina nei momenti diversi della vostra vita, essa vi porterà in spazi sconfinati dove scoprirete con le parole messe in versi l’essenza dell’uomo, la bellezza del mondo, la gioia, i dolori.

     Cari studenti, non tradite voi stessi: andate incontro alla poesia. La poesia è fiducia, la poesia è amore.

     Cari amici colleghi, voi che vi ponete al centro della scuola, voi che vi circondate del vostro sapere, voi che ogni mattina “salite in cattedra” e fate sempre con serietà la vostra lezione, scendete dall’Olimpo della scienza, andate in mezzo ai vostri ragazzi, non vi siano a noia le loro domande, le loro richieste, i loro discorsi, le loro parole. Entrate nel loro animo. Un obbligo voi avete: capire. Capire e spiegare. Spiegare e aiutare. Aiutare i ragazzi in un viaggio da loro appena iniziato, senza sovrapposizioni, senza imposizioni, senza costrizioni. Andate verso di loro, andate con la parola, andate con la poesia.

     Amici colleghi, io che ho passato lunghi anni nella scuola, io che ho visto passare molte acque sotto i ponti della scuola, io che ho visto molti giovani crescere nella scuola e poi andar via (e anche ritornare), io vi dico: noi siamo la scuola, come la vogliamo, come la facciamo. Non abbiate fastidio della parola, non abbiate a noia la poesia. Essa, forse, vi darà una mano, vi aiuterà nel difficile, a volte ingrato, compito quotidiano dell’educare. Anche a voi la poesia prenderà l’animo e vi porterà su sentieri meravigliosi dove incontrerete, anche voi, l’uomo con i suoi difetti, certo, con i suoi limiti, certamente, con i suoi peccati, perché no, ma su questo cammino incontrerete l’uomo vero, l’uomo capace di azioni straordinarie, l’uomo con la sua identità, l’uomo creatura divina fatta di anima e di corpo che non nasconde le sue passioni, che non nasconde le sue colpe, che non nasconde i suoi peccati, l’uomo che grida al mondo e a se stesso di essere uomo.

     Cari amici colleghi, questa Piccola antologia di poesie commentate per la scuola media è un atto di riconoscenza verso di voi che giorno dopo giorno, ora dopo ora trascorrete il tempo della vostra vita nel faticoso lavoro dei libri (senza eufemismi), nel difficile compito dell’insegnare infiacchito da un esercito di carte burocratiche che distolgono l’attenzione dal vero obbligo dell’insegnante, cioè quello di istruire, cioè quello di educare, ma è anche un atto d’amore verso i giovani studenti e verso i miei alunni di un tempo passato che mi sono stati sempre vicini in un rapporto di reciproca collaborazione, di stima, di fiducia, e di reciproca comprensione. In ciò mi è stata di aiuto e conforto la poesia, spero che anche per voi possa essere la stessa cosa.

     Cari studenti, cari colleghi, un invito finale: dedicate un tempo minimo della vostra giornata alla poesia, amate la poesia. Perché la poesia è l’uomo e, se amate la poesia, amate l’uomo. Un augurio anche, un augurio di serenità nello studio, nel lavoro.

Pasquale De Luca

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MarioVallone

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